Come academic network UN.I.RE., avevamo salutato con favore nell’ottobre scorso la ratifica della Convenzione di Istanbul da parte dell'Unione Europea.
La ratifica ha senza dubbio costituito un rafforzamento dei diritti alla libertà e alla sicurezza per tutte le donne e le bambine europee e non solo.
Apprendiamo, invece ora, con enorme disappunto che il Consiglio dell’Unione europea ha proposto alcune modifiche alla Direttiva - proposta dalla Commissione Europea l’8 marzo 2022 e approvata, con importanti emendamenti, dal Parlamento Europeo nella primavera del 2023 – per il contrasto della violenza contro le donne e la violenza domestica.
La Direttiva è un atto di diritto derivato dell’Unione europea, che dà attuazione alla Convenzione di Istanbul, nei limiti delle competenze dell’Unione stessa.
Nel testo ora in discussione e in attesa di approvazione, vengono proposte alcune modifiche che andrebbero a depotenziare fortemente l’ambito applicativo del testo base della Direttiva.
In primo luogo, viene proposta l’eliminazione della nozione di "molestie sessuali nel mondo del lavoro” (art. 4 del testo), mantenendo solo la criminalizzazione delle molestie nel mondo digitale (art. 9 del testo). In egual modo, sarebbe integralmente eliminata anche la previsione normativa in tema di stupro in assenza di consenso da parte della vittima (art. 5), rimuovendola così dai “reati riconducibili allo sfruttamento sessuale di donne e bambine”. Sono scomparse inoltre le parole "genere" e "intersezionalità", elementi chiave dell’approccio sensibile al genere presenti della Convenzione di Istanbul.
Perché questa decisione da parte del Consiglio dell’Unione europea, che riunisce i rappresentanti degli Stati membri?
La prima motivazione è legata alla volontà di mediare con Paesi membri, come la Polonia e l’Ungheria, che si oppongono alla formulazione del testo originario della Direttiva UE. Come Rete U.N.I.R.E., riteniamo, invece, che sia necessario proseguire nei negoziati fra Stati membri (ovvero Consiglio, Parlamento e Commissione), prima che venga approvato un testo che ridefinirebbe in senso limitativo e riduttivo le fattispecie della violenza contro le donne.
La seconda motivazione - relativa alla proposta di emendamenti da parte del Consiglio dell’Unione europea - si basa sul fatto che il reato di stupro sarebbe di competenza statale
e non dell’Unione, ovvero di pertinenza di ogni singolo Stato. Come Rete U.N.I.R.E., sosteniamo, invece, con convinzione la tesi – come sostenuta da autorevoli giuriste - secondo la quale l’eurocrimine di sfruttamento sessuale (che punisce la tratta, l'abuso dei minori, la mutilazione genitale, ecc.) sia anche comprensivo dello stupro e della violenza sessuale, per cui tale stralcio sarebbe inaccettabile.
La proposta di modifica andrebbe a indebolire complessivamente i sistemi normativi di attuazione della Convenzione di Istanbul, tradendo gli impegni presi tanto dai singoli Stati, quanto dall’Unione Europea.
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Ci uniamo pertanto come mondo accademico alle proteste dei centri antiviolenza, delle associazioni, dei movimenti di donne e di parlamentari italiane ed europee contro gli emendamenti proposti dal Consiglio dell’Unione europea.
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Chiediamo pertanto agli organismi preposti che venga mantenuto il testo della Direttiva sulla lotta alla violenza contro le donne e alla violenza domestica, così come proposto dalla Commissione e come emendato dal Parlamento europeo.
Academic Network UN.I.RE. – Rete delle università italiane per l’applicazione della Convenzione di Istanbul
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Sito: https://unire.unimib.it
5 Febbraio 2024