DICHIARAZIONE SULL’APERTURA DEL CENTRO PER UOMINI MALTRATTATI A ROMA E GLI ATTACCHI ALLA SEN. VALENTE

DICHIARAZIONE SULL'APERTURA DEL CENTRO PER UOMINI MALTRATTATI A ROMA E GLI ATTACCHI ALLA SEN. VALENTE

Nei giorni scorsi è scoppiata una forte polemica a proposito dell'apertura a Roma di un centro per uomini maltrattati. Un post pubblicato dalla Sen. Valeria Valente, che ribadiva la specificità della violenza maschile sulle donne, ha provocato prima violenti attacchi di hater, e poi un esposto alla Procura della Repubblica da parte dell’avvocato, fondatore del centro romano. https://roma.repubblica.it/cronaca/2025/07/07/news/fdi_sportello_uomini_maltrattati_valente_denuncia_hater_incel-424715445/

Il Comitato scientifico di UNIRE ha deciso di redigere un documento, qui sotto riproposto per l'adesione SOLO istituzionale di università, centri di ricerca, enti scientifici.

Tra numeri, norme e fatti.

Riflessioni sugli attacchi alla Sen. Valeria Valente

Il documento

Il recente annuncio dellapertura di un Centro di Ascolto per Uomini Vittime di Violenza da parte del Municipio VI di Roma, legato al Progetto www.1523.it e fondato sul controverso concetto di Sindrome di Alienazione Parentale (Parental Alienation Syndrome - PAS), ha sollevato un acceso dibattito pubblico. A tale riguardo, un gruppo di docenti e ricercatori/trici intende ora intervenire per ribadire l’infondatezza scientifica della PAS e riaffermare i principi sanciti dalle convenzioni internazionali per la prevenzione e il contrasto della violenza di genere, che riconoscono la natura strutturale della violenza maschile contro le donne. Pur senza negare che anche gli uomini possano subire violenza, si sottolinea il rischio di derive negazioniste e la necessità di un cambiamento culturale verso relazioni più paritarie tra i generi.

L’istituzione di un centro per uomini maltrattati

Nei giorni scorsi il Municipio VI di Roma ha annunciato l'apertura di un Centro di Ascolto per Uomini Vittime di Violenza collegato al Progetto www.1523.it, che sarebbe nato per colmare il gap di attenzione tra violenza sulle donne e violenza sugli uomini. Il Centro, che si richiama esplicitamente alla teoria della Sindrome di Alienazione Parentale (PAS) per denunciare il problema della violenza psicologica esercitata da donne sui propri figli e partner, ha suscitato un ampio dibattito con interventi molteplici da parte di esponenti politici e associazioni femministe.

Tra questi interventi, un post pubblicato sul proprio profilo Facebook dalla Sen. Valeria Valente - già Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonc su ogni forma di violenza di genere nella XVIII Legislatura - è diventato oggetto di un esposto alla Procura della Repubblica da parte di un avvocato, ideatore e responsabile del Progetto www.1523.it. L'avvocato denuncia le dichiarazioni della Sen. Valente come diffamatorie, discriminatorie e incitanti all'odio di genere e all'omofobia, in quanto la Senatrice ha richiamato la necessità di riconoscere, e non di negare, come fanno i manifesti che pubblicizzano il Centro di Ascolto, che la violenza di genere sia maschile.

Il perché del documento

Senza entrare nel merito del procedimento giudiziario avviato, come docenti e ricercatrici/ ricercatori di numerose università italiane e centri di ricerca, impegnate sul piano scientifico, educativo, istituzionale e culturale sul tema della prevenzione e del contrasto della violenza di genere,

  • sentiamo il dovere di intervenire ribadendo alcune acquisizioni teoriche, giuridiche e istituzionali, retrocedere dalle quali sarebbe estremamente pericoloso per il nostro Stato di diritto.

  • Si rendono pertanto necessari alcuni chiarimenti a proposito del significato e della consistenza di:

  1. Sindrome di Alienazione Parentale,

  2. Violenza contro le donne

  3. Dati della violenza sugli uomini

  1. Sulla Sindrome di Alienazione Parentale

Il Centro d'Ascolto si occuperà della violenza psicologica subita dagli uomini nei casi di Sindrome di Alienazione Parentale, teoria lanciata dal controverso psichiatra Richard Gardner per descrivere la presunta dinamica psicologica disfunzionale che si manifesterebbe attraverso la manipolazione dei figli da parte di un genitore (soprattutto la madre) per allontanarli dall'altro genitore. Questa sindrome è spesso evocata da uomini, all'interno di relazioni di violenza, per togliere credibilità alle testimonianze delle (ex) compagne.

Reem Alsalem, special rapporteur ONU sul tema della violenza contro donne e ragazze, classifica la stessa PAS come violenza. L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) non riconosce la Sindrome di Alienazione Parentale come diagnosi ufficiale, né come condizione psicopatologica. In Italia, il Ministero della Salute già nel 2012 ha puntualizzato la non attendibilità della PAS e il rischio dell'uso distorto di tale diagnosi in caso di bambini contesi. Inoltre, la “Relazione sulla vittimizzazione secondaria delle donne che subiscono violenza e dei loro figli nei procedimenti che disciplinano l'affidamento e la responsabilità genitoriale”, promossa dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonc su ogni forma di violenza di genere e approvata all'unanimità dal Senato il 20 Aprile 2022, mette in luce l'uso strumentale della PAS, soprattutto nei processi civili, sostenendo la necessità di evitare tali prassi. Più recentemente, il Centro studi e ricerche Protocollo Napoli, insieme a un gruppo di studiosi e studiose a livello nazionale - esaminata l’ampia letteratura scientifica internazionale a disposizione, le determinazioni degli organismi politici sui diritti umani e i diritti delle donne, le convenzioni internazionali, le leggi nazionali - si sta adoperando per evitare l’indebita applicazione della PAS nei tribunali italiani.

Va infine ricordato che con cadenza periodica, si verificano tentativi di riformulazione semantica, volti a conferire alla supposta teoria PAS una maggiore legittimi. Lultimo esempio in tal senso è rappresentato dallespressionerifiuto genitoriale.

  • Pertanto, non è lecito utilizzare la PAS, ritenuta senza alcun fondamento scientifico e avversata da convenzioni internazionali ed europee, oltre che da leggi nazionali.

  1. Sulla violenza contro le donne

Richiamando la Convenzione ONU sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione sulle donne (CEDAW 1979), la Conferenza Mondiale sui Diritti Umani, svoltasi a Vienna nel 1993, ha approvato una Dichiarazione nella quale, "riconoscendo che la violenza contro le donne è una manifestazione delle relazioni di potere storicamente disuguali tra uomini e donne", definisce "violenza contro le donne" "ogni atto di violenza fondata sul genere". Tale affermazione è stata sviluppata nella Quarta Conferenza Mondiale sulle Donne di Pechino (1995), con un Piano d'Azione che resta punto di riferimento per ogni programma orientato al raggiungimento della parità di genere. Il Consiglio d'Europa ha fatto proprie queste dichiarazioni nella “Convenzione sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica” (Convenzione di Istanbul, 2011), nel cui preambolo viene stabilito che "la violenza contro le donne è una manifestazione dei rapporti di forza storicamente diseguali tra i sessi, che hanno portato alla dominazione sulle donne e alla discriminazione nei loro confronti da parte degli uomini e impedito la loro piena emancipazione"; si riconosce inoltre che la violenza contro le donne, in quanto basata sul genere, è di natura strutturale e che la violenza contro le donne è uno dei meccanismi sociali cruciali per mezzo dei quali le donne sono costrette in una posizione subordinata rispetto agli uomini".

L'Italia è stata tra i primi Stati a ratificare questa Convenzione, con la LEGGE 15 ottobre 2013, n. 119 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere. Uno degli scopi principali della legge consiste nel "prevenire il fenomeno della violenza contro le donne attraverso l'informazione e la sensibilizzazione della collettività, rafforzando la consapevolezza degli uomini e dei ragazzi nel processo di eliminazione della violenza contro le donne e nella soluzione dei conflitti nei rapporti interpersonali". A tal fine, è stato prima varato il Piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere (2015), a cui sono seguiti due Piani Strategici Nazionali sulla violenza maschile contro le donne (2017-2020 e 2021-2023).

Infine, nel 2024, anche l'Unione Europea ha ratificato la Convenzione di Istanbul ed ha approvato la "Direttiva europea 2024/1385 sulla lotta alla violenza contro le donne e alla violenza domestica".

  • Pertanto, la dizione “violenza maschile contro le donne” viene utilizzata in convenzioni internazionali ed europee, oltre che in piani nazionali, senza che ciò appaia, viceversa, come una discriminazione di genere.

  1. Sui dati della violenza sugli uomini

Nell'esposto alla Procura della Repubblica, vengono citati dati raccolti da OMS, ISTAT ed EURISPES relativi alla violenza agita sugli uomini da parte delle donne.

L'OMS stima che il 7,6% dei maschi a livello globale abbia subito abusi sessuali durante l'infanzia, mentre le femmine sarebbero il 20%.

Per quanto riguarda l'ISTAT, secondo una ricerca risalente al 2018, il 18,8% degli uomini sarebbero stati vittime di abusi sessuali nel corso della loro vita (perlopiù da parte di uomini); le vittime di molestie sessuali prima dei 18 anni sarebbero stati il 2,2%. Di contro, gli autori di molestie e abusi sessuali sarebbero in larghissima prevalenza uomini: sono uomini gli autori di molestie per il 97% delle vittime donne, e per l'85,4% delle vittime uomini.

Nel 2025 l'Eurispes ha pubblicato un Rapporto dal titolo Che cos'è la maschilità oggi?, intervistando un campione di uomini in Europa per rilevare la loro percezione in rapporto al genere. Il 75,6% ha dichiarato di aver avuto almeno un'esperienza diretta o indiretta di atteggiamenti di maschilità tossica, mentre il 58,9% pensa che si debba parlare anche di femminilità tossica; il 35,2% riferisce di aver avuto paura almeno una volta o qualche volta della propria aggressività, e per il 48% si parla troppo poco della violenza femminile sugli uomini. Il 44% denuncia una maggiore attenzione nella tutela dei diritti delle donne rispetto a quelli degli uomini, mentre sulla ridefinizione dei ruoli di genere e quindi sulla capacità di adattamento della popolazione maschile a queste trasformazioni, il 32,3% manifesta ancora difficoltà.

  • Pertanto, i dati ci indicano una specificità – quantitativa e qualitativa – della violenza degli uomini sulle donne.

In conclusione

Dalla lettura attenta degli atti normativi a livello nazionale e internazionale risulta evidente quanto la discriminazione e la violenza perpetrata dagli uomini nei confronti delle donne sia il paradigma di tutte le forme di discriminazione e di violenza perpetrate in base al genere.

Non si tratta di negare che anche gli uomini, e - aggiungiamo noi - anche persone con diverso orientamento sessuale, LGBTQiA+, subiscano violenza, ma di riconoscere che quel tipo di violenza sia collegato a un preciso modello di mascolinità, basato sul dominio e la sottomissione dell'altro/a, da superare grazie all'impegno comune verso una profonda trasformazione socioculturale delle relazioni tra generi.

Questo obiettivo è confermato sia dai dati ufficiali citati, dai quali emerge chiaramente come gli abusi e le violenze perpetrate sugli uomini e sui ragazzi abbiano lo stesso carattere tossico, prevaricatore e predatorio verso soggetti considerati deboli e vulnerabili. Tale considerazione è altresì rafforzata dall'analisi del Rapporto Eurispes, che ci restituisce la necessità di lavorare per una nuova identità maschile, come stanno già facendo molte associazioni di uomini, consapevoli di questa sfida e per una nuova alleanza fra uomini e donne.

Milano, 21 Luglio 2025

UN.I.RE. – UNiversità in REte contro la violenza di genere

Aderiscono inoltre al documento i seguenti centri e reti di ricerca, enti e organizzazioni scientifiche

ABCD - Centro Interdipartimentale per gli Studi di Genere, Università di Milano-Bicocca

ADV - Against Domestic Violence, Università degli Studi di Milano-Bicocca, Milano 

AG About Gender - Università di Genova 

ASGGE - Associazione Studi Giuridici di Genere

Associazione LeNove Studi e Ricerche

Centro di Ateneo "Elena Cornaro" per i saperi, le culture e le politiche di genere, Università di Padova

Centro Studi e Ricerche Protocollo Napoli

Centro Studi Interdisciplinari di Genere, Università di Trento 

Centro Studi Osservatorio Donna "Bianca Rosa Gelli", Università del Salento

CIPM - Centro Italiano per la Promozione della Mediazione, Milano

CIRSDE - Centro Interdisciplinare di Ricerche e Studi delle Donne e di Genere, Università di Torino

COUNIPAR - Conferenza Nazionale degli Organismi di Parità delle Università Italiane

CUG Scuola Normale Superiore, Pisa

CULTURE DI GENERE -Centro di Ricerca Interuniversitario, Milano

EOS - Eguali Opportunità @Salento, Università del Salento 

GENDERS Centro di Ricerca, Università di Milano

"GENUS" Centro Interdisciplinare di Studi di Genere, Università di Catania 

Rete GIFTS Studi di Genere, Intersex, Femministi, Transfemministi e sulla Sessualità

GIO Gender Interuniversity Observatory, Roma

Istituto Dirpolis, Scuola Superiore Sant’Anna, Pisa

Laboratorio di inclusione, pari opportunità e politiche di genere, Università di Palermo

LOG - Centro di Ateneo sugli Studi di Genere, Università di Brescia

Minerva- Laboratory on Diversity and Gender Inequality, Università di Roma-La Sapienza

Osservatorio sulla violenza contro le donne, Università degli Studi di Milano, Milano 

(in aggiornamento)